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la Funicolare Vesuviana il Vesuvio filatelia cartoline bibliografia | ||
L'ascesa alla sommità del Vesuvio è stata da sempre una grande attrattiva turistica. Per anni, fino al XIX secolo, le guide del Vesuvio hanno trasportato i turisti sul cratere a bordo di muli, seggiolini e lettighe. 1875: Litografia, Ascesa al Vesuvio (da: L'Illustrazione Italiana) Il percorso risultava impervio, lungo e faticoso, ma costituiva l'unica via d'accesso alla sommità del vulcano e all'Osservatorio Vesuviano. Nella sottostante cartolina è ritratta una ''Buvette'', e cioè un abbeveratoio per animali, approntata alle pendici del vulcano probabilmente per dare da bere ai cavalli e ai muli prima di intraprendere l'ascesa. Strada sterrata che conduce al Vesuvio L'ingegnere ungherese Ernesto Emmanuele Oblieght, per sei anni studiò, con la collaborazione degli ingegneri Galanti e Wolfart prima, e degli ingegneri Olivieri, Dall'Ongaro e Palmieri dopo, il modo per costruire una ferrovia funicolare per l'ascesa al Vesuvio. 1878: Litografia, Studi di Oblieght per la Funicolare Vesuviana (clicca sulla lente per ingrandire) Una ferrovia funicolare è costituita da una vettura trainata da funi. La vettura poggiava su due grandi volanti in bilico su una grande rotaia centrale (fig. 2); per mantenerla in equilibrio erano presenti quattro ruote più piccole che scorrevano su due rotaie laterali (fig. 1). Il meccanismo di trascinamento delle funi era azionato nella Stazione Inferiore (fig. 3). Un valido sistema frenante (fig. 5) serviva a mantenere salda la vettura sulle rotaie in caso di rottura della fune. 1880: Stampa litografica della Revue Universelle des Mines, 2e Serie, Tome 8 (clicca sulla lente per ingrandire) La Ditta Oblieght, ottenuta nel 1879 dalla Deputazione Provinciale di Napoli l'autorizzazione alla realizzazione del progetto, diede inizio ai lavori affidandoli all'appaltatore Alvino, lavori che vennero ultimati nel 1880 ed ebbero un costo di L. 435.000. Il 6 Giugno 1880 venne inaugurata la Funicolare del Vesuvio; al brindisi parteciparono il senatore Piedimonte presidente della Società che gestiva la linea, il sindaco di Resina e il sindaco di Napoli. L'Illustrazione Popolare, Vol.XVII, n.38 del 18 Luglio 1880, Litografia In un articolo de ''L'Illustrazione Popolare'', qui sotto riportato, possiamo leggere una vivace e dettagliata descrizione dell'ascesa al Vesuvio proprio nel giorno dell'inaugurazione della Funicolare: dalla partenza in carrozza da Napoli, all'arrivo alla Stazione Inferiore della funicolare sino all'ascesa alla Stazione Superiore. L'Illustrazione Popolare, Vol.XVII, n.38 del 18 Luglio 1880, pagg. 598-599 (clicca sulla lente per ingrandire) Il 10 Giugno 1880 la Funicolare venne aperta al pubblico; i nomi dei due vagoncini in servizio erano Etna e Vesuvio, e ognuno di essi poteva trasportare solo 8 passeggeri più il conducente. Il tragitto di 750 metri tra Stazione Inferiore e Superiore veniva percorso in meno di 10 minuti. Erano presenti due rotaie, una per il vagone in salita e una per il vagone in discesa; successivamente (vedi pagine seguenti) la rotaia divenne unica per entrambi i vagoni ed fu dotata di un nodo di scambio. 1880: Figurina Liebig per la Funicolare Vesuviana Ecco come appariva, a lavori completati, il versante del Vesuvio solcato dalla Funicolare. Nella sottostante cartolina, oltre ai binari della Ferrovia, è possibile osservare il ristorante che venne costruito presso la Stazione Inferiore della Funicolare, un luogo dove rifocillarsi dopo circa 4 ore di carrozza da Napoli. La nuova Funicolare Vesuviana In occasione dell'inaugurazione, venne commissionata al musicista Lucio Denza una canzone che potesse essere il simbolo di questo nuovo mezzo di trasporto, primo in Italia: nacque così la famosa canzone ''Funiculì Funiculà''. Il motivo ebbe un immediato successo e ancora oggi è conosciuto in tutto il mondo. Anni '20: Spartito musicale bilingue, Edizioni G. Ricordi & Co., London Qualche anno dopo la Ditta Oblieght vendette la funicolare alla ''Société Anonyme du Chemin de Fer Funiculaire du Vèsuve'' che, a causa dello scarso successo di pubblico, fallì e venne acquistata all'asta nel novembre 1888 dalla ''Thomas Cook and Son'' di Londra per la somma di L. 170.000. Le vetture vennero sostituite; nelle nuove vetture la copertura laterale non era presente e ognuna di esse poteva trasportare fino a 10 passeggeri più il conducente. Le vetture conservarono i nomi originali e cioè 'Etna'' e ''Vesuvio''. Vagoncino Etna Vagoncino Vesuvio Già dal 1880 comparve, impresso sulla corrispondenza in partenza dall'Ufficio Postale della zona e cioè quello di Resina, un bollo lineare corsivo ''Vesuvio'', bollo, che per la sua fattura, venne incluso nel catalogo Gaggero-Mondolfo tra quelli delle collettorie (uffici postali rurali) dell'epoca. In realtà nessun documento dell'epoca riporta la presenza di una collettoria sul Vesuvio; piuttosto, sul ''Pragmapoledittico'' del 1902, di Luigi Fossati, è riferito che Resina aveva una frazione di nome ''Monte Vesuvio'', costituita geograficamente dal territorio comprendente l'Osservatorio Vesuviano e la Stazione Inferiore della Funicolare, e che era dotata di Portalettere Rurale (Pedone Rurale), impiegato delle Regie Poste avente funzioni di collettoria, ma generalmente privo di timbri. Pragmapoledittico: copertina e stralcio di pag.1108 con riferimento al Pedone Rurale (indicato dal simbolo con lo stivale) Il Pedone prese possesso di un piccolo ufficio presso la stazione dei Reali Carabinieri che si trovava a tre km di distanza dalla Stazione Inferiore della Funicolare, così come indicato dal simboletto E' verosimile quindi pensare che, se il Pedone del Vesuvio non fosse dotato di timbri ufficiali, se li fosse costruiti da solo, adattandoli via via alle fogge postali al momento in vigore (lineare corsivo, doppio cerchio, tondo-riquadrato: per questi ultimi due tipi di timbri, proseguire con la lettura delle pagine successive). Il documento postale più antico da me rinvenuto riportante il lineare corsivo ''Vesuvio'' è un intero postale del 1883 (vedi figura sotto): fu inviato da un turista tedesco e al verso raccontò l'ascesa al Vesuvio. Il bollo (in questo caso anche annullatore) è tra i più rari, perchè fu impresso con inchiostro rosso; infatti lo stesso bollo, impresso con inchiostro nero, è molto più facile da reperire. Cartolina Postale per l'Estero, spedita il 24 Aprile 1883, con lineare corsivo Vesuvio in rosso E' molto probabile che, all'epoca, il Pedone Rurale e gli addetti dell'Ufficio Postale competente, ovvero quello di Resina (l'attuale Ercolano), avessero stretto una sorta di accordo per l'utilizzo di questo bollo ''non ufficiale''; questa ipotesi è avvalorata dal fatto che in quasi tutte le cartoline timbrate con il lineare corsivo ''Vesuvio'', il bollo stesso veniva apposto sul verso in modo da non annullare il francobollo. Verosimilmente, quindi, il Pedone Rurale, per suo conto, pre-bollava le cartoline e le rivendeva ai turisti sulla sommità del Vesuvio o sulla Funicolare; i turisti accettavano volentieri di pagare un sovrapprezzo per il gusto di inviare cartoline direttamente dal bordo del cratere. Le cartoline venivano poi consegnate agli impiegati dell'Ufficio di Resina i quali ignoravano la presenza del lineare corsivo ed annullavano i francobolli con il timbro ufficiale delle Regie Poste (il tondo-riquadrato di Resina). Lineare corsivo Vesuvio e tondo-riquadrato di Resina su Cartolina spedita il 24 Aprile 1898 Alcune volte il Pedone Rurale, probabilmente per errore, apponeva il timbro ''Vesuvio'' in modo da annullare il francobollo (o, come nel caso della Cartolina Postale sopra, sullo spazio dedicato all'annullo tondo). Le cartoline così annullate, quando pervenivano all'Ufficio di Resina, non venivano ulteriormente annullate e venivano inoltrate così com'erano. Ne consegue che questi documenti postali sono piuttosto rari e molto ricercati dai collezionisti filatelici. Lineare corsivo Vesuvio che annulla il francobollo, assenza del tondo-riquadrato di Resina, su Cartolina spedita il 6 Maggio 1890 |
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ultimo aggiornamento: 07/06/2007 | ©2007 Marco Occhipinti - Tutti i diritti riservati - crediti |